“LO FAMO ANZIANO”: L’AUTOIRONIA DI CARLO CONQUISTA LA TV
Tra le ultime produzioni di Amazon Prime Video, il 5 novembre è arrivata “Vita da Carlo”, la prima serie tv scritta, diretta e interpretata da Carlo Verdone. Il proposito dell’attore e regista è quello di raccontare il suo quotidiano, attraverso l’ironia, l’humor, ma anche la profonda inquietudine, che lo caratterizzano.
Questa volta sullo schermo non l’ossessivo Furio, il coatto Ivano, il fricchettone Raniero, e neanche l’irrisolto ‘Er patata’ di “Compagni di scuola”, ma semplicemente Carlo. Il cineasta romano diventa il più intrigante dei suoi personaggi: ipocondriaco, permaloso, nostalgico, totalmente incapace di dire no alle continue e assurde richieste dei fan e non solo.La tecnica narrativa è alquanto anomala, un mix invenzione-realtà che vede Carlo fronteggiare prove che corrispondono, per sua stessa ammissione, solo per un 40% al vero, essendo per il resto frutto di immaginazione. La candidatura a sindaco di Roma, filo conduttore dell’intera serie, è, ad esempio, una verità sconfinata, una finzione a base reale; se, infatti, Verdone ha confermato di aver ricevuto siffatta proposta, ha altresì aggiunto che gli sono bastati pochi minuti per rifiutarla perché “nella vita si può fare un lavoro solo”.
Costante la presenza dell’amico e attore Max Tortora, anch’egli nei panni di sé stesso, la cui confidenzialità provoca nello spettatore un elemento di confusione in più tra finzione e realtà.
Tangibile la frustrazione di Carlo, incastrato nel ruolo di regista comico, incapace di trasmettere a chi lo circonda la sottile malinconia dei suoi personaggi.
Il protagonista della serie si presenta, infatti, vessato da un produttore che vorrebbe un ritorno ai film di una volta perché “er pubblico vole ride” ignorando, o peggio ritenendo vani, i tentativi del regista di costruire lavori più impegnati. È geniale, per quanto crudele, la pretesa che Carlo dia vita a sketch che rispecchino la sua età che avanza come “lo famo anziano”.
In sostanza “Vita da Carlo” conquista, soprattutto, per l’ingrediente speciale che la contraddistingue: la sconfinata autoironia di Carlo Verdone.
Articolo scritto da Clara Tuccillo
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