Squid Game

SQUID GAME: BEI COLORI, VIOLENZA E SCENARI DISTOPICI

È la serie Netflix più vista di sempre con 111 milioni di spettatori raggiunti, è il prodotto culturale dell’anno, ed è soprattutto e prima di ogni cosa uno show di altissima qualità.
Stiamo parlando di SQUID GAME, la serie tv coreana scritta già nel 2008 da Hwang Dong-hyuk ma che nessuno voleva finanziare, diventata tredici anni dopo un fenomeno globale.

Poche produzioni cinematografiche, seriali e/o culturali riescono nel contesto sociale odierno a fare il salto di qualità inserendosi nell’immaginario collettivo di un pubblico internazionale e trasversale. La maggior parte resta solo “prodotto” e non fenomeno e caso da analizzare più a fondo. Squid Game è una delle poche serie tv che negli ultimi anni è riuscita a compiere questo passo, frutto di una lettura limpidissima del mondo di oggi e resa “gustosa”, nonostante gli elementi macabri e violenti, da un mix attraente di colori e immagini. Squid Game ci ha fatto tornare quella voglia di scendere negli inferi della complessità psicologica di personaggi che, in realtà, sono molto più vicini a noi di quanto potremmo immaginare.

Questo perché Squid Game è un gioco pensato e realizzato in una Corea del Sud alle prese con una dura inflazione (già questo uno scenario tutt’altro che lontano e mai vissuto dalle ultime generazioni) e che fa arricchire sempre di più chi già è ricco, lasciando letteralmente a lottare per la vita i poveri, i fragili, i soli. È un gioco che rappresenta cosa sono disposti a fare cittadini che non possiedono più nulla e come si nascondano dietro l’angolo (con le ovvie e dovute distanze show-vita reale), se non fornite a tutti le stesse opportunità, delle storture socio-economiche enormi.

Squid Game è brutale ma colorato, ed è fatto di biscotti tipici sudcoreani (la cui ricetta sta spopolando sul web) e di giochi per bambini. La stessa grafica della serie, nella sua interezza, rispetta questi elementi, poiché le scene sono quasi tutte girate in contesti che sembrano trasportarti in una puntata di Takeshi’s Castle, o in una play area per bambini all’esterno di un centro commerciale.

L’impatto che la serie sta avendo è enorme e va dalla speculazione e la polemica politica in Corea del Sud e non solo alla enorme mole di merchandising prodotta, passando per il rischio di deviare i comportamenti dei minori che la guardano. Proprio quest’ultimo aspetto ha sollevato un aspro dibattito che ha diviso i fan della serie con chi la demonizza per i suoi eccessi di violenza.

Ma da qualunque lato la si voglia guardare, sta di fatto che Squid Game ha attirato l’attenzione di tutti e si è imposta come uno show allo stesso tempo innovativo, distopico ma verosimile, perché generato da questioni e fatti di tutti i giorni che ognuno può trovarsi a vivere o quanto meno a sentirne parlare: dalla difficoltà a pagare l’affitto, ai debiti di gioco.

Fateci sapere cosa ne pensate voi!

 

Articolo scritto da Antonio Di Palo

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