Zero e Alice

“Strappare lungo i bordi”: una piccola analisi!

Strappare lungo i bordi” è una serie animata Netflix, scritta e diretta nel 2021 da Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech. Il protagonista, Zerocalcare, racconta le contraddizioni, la vita e il desiderio di trovare il proprio posto nel mondo attraverso un evento che cambierà per sempre la sua vita: il suicidio della sua amica, quasi fidanzata, Alice. Benché la serie tratti argomenti particolarmente complessi e delicati, essa ha il grande pregio della leggerezza, che la rende profonda e godibilissima.

Spoiler Alert!!!

La trama, la narrazione e i monologhi di Zero sono semplici e lineari, ma esplodono al contempo nella loro complessità. Tutto parte da un viaggio in compagnia di Sarah e Secco, i migliori amici del nostro protagonista, ripercorrendo tutta la sua vita e quei bordi che ha smesso di “ritagliare” in nome di quella paura sfrenata e irrazionale per il cambiamento, quell’ineluttabile inerzia, a cui tutti a torto o a ragione spesso ci assoggettiamo e che ci fa sentire il peso del mondo. La metafora dei bordi fa riferimento al desiderio di ritagliare la nostra vita così come vorremmo che fosse, anzi così come noi crediamo che sarà, illudendoci che la vita degli altri sia “ritagliata” meglio della nostra. Il viaggio di Zero, scandito ritmicamente dai suoi monologhi e dai suoi dialoghi con la sua coscienza – impersonata da un armadillo antropomorfo -, è interiore, introspettivo. Nel corso del viaggio Zero tenta di distrarsi: non vuole pensare ai motivi per cui si è messo in viaggio per Biella e nell’atto quasi ossessivo di farlo ripensa ad Alice e a quanto avesse condiviso con lei. Si delinea un viaggio dentro e fuori di sé, nel corso del quale Zero capisce che non può cercare fuori quello che gli manca dentro.

La meta culmina con il funerale di Alice, una morte certamente ma anche una rinascita per Zero. Alice infatti dice al protagonista che nella vita ci vuole un po’ di speranza ed questa ciò che alla fine Zero forse riesce a trovare attraverso una “tregua” con l’armadillo e naturalmente grazie a un’intervento di Sarah, la quale gli ricorda che è solo un “filo d’erba”. “Strappare lungo i bordi” denuncia quanto complicato sia vivere per le generazioni più giovani, in un mondo sempre più performante, sovrastante e denso di contraddizioni. Non c’è malinconia nei ricordi di Zero, piuttosto c’è la consapevolezza di quei bordi “strappati male”. La narrazione si svolge quasi come un flusso di coscienza con sfaccettature di realtà, che costituiscono il punto di partenza di tutte le macchinazioni immaginarie di Zero.

La serie vuole porre un accento su quanto questa società a volte ci faccia sentire inadeguati nel non essere autonomi e competitivi, fatto che può avere un esito nefasto come nel caso di Alice. Insomma “Strappare lungo i bordi” ha saputo raccontare una generazione, anzi più di una generazione: essa è un manifesto intergenerazionale. 

“Strappare lungo i bordi” racconta tutto l’invisibile, tutto quello che muove l’agire umano senza che noi ne abbiamo pienamente coscienza, come la relazione fra Zero e Alice; quelle ragioni intime e insondabili dall’esterno come suggerisce Sarah alla fine. Tuttavia Zero comprende che non deve ritagliare i bordi, piuttosto è tempo di iniziare a “tratteggiarli”, cioè prendere delle decisioni e accettare il cambiamento come parte della vita, il carico delle cicatrici, “una medaglia che nessuno ti può portare via”.

Tutte le vicende e i dialoghi sono doppiati in romanesco e la forza e l’immediatezza del dialetto bucano letteralmente ogni barriera linguistica, tanto che anche chi non abita a Roma, è in grado perfettamente di comprende il significato e le sfumature dei testi. Inoltre la serie si avvale di elementi della cultura pop per proporre all’aspettatore complessi temi di filosofia, configurando un complessa rete di simboli, fatta di citazioni non sempre riconoscibili o intuibili da chi guarda, ma che giungono immediati e suggestivi. Inoltre proprio alla fine delle vicende, quando Zero scorge un po’ di speranza nel mondo, ogni personaggio riacquista la sua voce, perché prima del finale ogni personaggio parlava con le voce del protagonista, appunto attraverso un unico punto di vista colluso con la sua idea pessimistica del mondo e di sé.

La storia Zero è il racconto di tutti noi, di tutte le nostre non-scelte e di quanto la vita per fortuna abbia ancora tanto da insegnarci.

 

Seguiteci sui nostri canali social, Facebook e Instagram.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *