Rock is the answer di Massimo Cotto è il libro perfetto se amate la musica (e se non avete mai tempo per leggere)
Massimo Cotto ha sfornato un altro libro che non può mancare nelle vostre librerie: Rock is the answer. Se amate la musica, ma non avete molto tempo da dedicare alla lettura, questo è libro perfetto per voi.
Rock is the answer è un concentrato di aneddoti, curiosità e racconti rock
Massimo Cotto non ha bisogno di presentazioni: giornalista, disc jockey, scrittore, una delle voci più amate di Virgin Radio e, soprattutto, uno dei massimi esperti di musica in Italia.
Tra voci sopra le righe e divertenti aneddoti, meditazioni e consigli quotidiani, Cotto in Rock is the answer compone un “breviario rock”, riuscendo a ricavare riflessioni profonde da brani cult. Da ogni canzone citata viene tratta una parola chiave.
Per esempio, partendo da David Bowie con il brano Rebel Rebel, Massimo Cotto introduce una serie di aneddoti sulla ribellione. “[…] Non basta aver inciso Sympathy for the Devil o Revolution per essere dei rivoluzionari. La rivolta non è un titolo, è uno stile di vita“. Una breve riflessione di Mick Jagger che diventa questione esistenziale. Ogni tema una canzone, ogni canzone un aneddoto.
Nei che si trasformano in buchi neri: sono così le storie maledette e bellissime raccontate da Massimo Cotto.
Gli aneddoti e le confidenze degli artisti raccolti in Rock is the answer
In “Rock is the answer” Cotto racconta il rock attraverso confidenze e dichiarazioni di artisti che ha raccolto per tutta la vita, risposte che le rockstar hanno voluto consegnargli durante incontri e colloqui destinati a entrare nella storia. In Rock is the answer demoni e ispirazioni, vizi e virtù si mescolano dando vinta a riflessioni profonde e mai banali.
Rock is the answer: il miglior “libro da cesso” per gli amanti del rock
Rock is the answer è una sorta di calendario raccontato del rock. Come è nato?
«È un po’ un sequel di Rock Therapy, un libro che partiva dal presupposto che le canzoni possono guarire, se non proprio la tua vita, almeno i tuoi malanni quotidiani. Non volevo scrivere un Rock Therapy 2, perché i sequel – a parte quelli di Psycho e de “Il Padrino” – sono sempre più brutti. Ho pensato di partire da un altro presupposto: se è vero che le canzoni possono guarirti, lo possono fare anche le parole di chi ha scritto quelle canzoni o le ha cantate. Quindi ho selezionato 150 rockstar – anche se non sono tutti musicisti, in realtà – che a me hanno dato tantissimo. Ho riascoltato tutte le loro interviste e le ho riordinate come se fosse breviario, raccogliendo le loro dichiarazioni che, però, non sono aforismi. A me piace sempre ripetere che i miei sono “libri da cesso”, perché ogni storia che racconto dura giusto il tempo di andare in bagno».
Nel libro citi una frase di Roger Waters: “Anche musicalmente ci stiamo incamminando su una buona strada, finalmente. La gente per fortuna ha compreso quanto siano dannose le televisioni musicali via cavo, Mtv in testa, per lo sviluppo della buona musica. Oggi la gente sa che deve guardare altrove per trovare la qualità. Erano dichiarazioni del 2000”. Oggi queste parole fanno quasi sorridere. Meglio Mtv o Spotify secondo te?
«Questa dichiarazione è stata fatta a Berlino alla vigilia del grande concerto di “The Wall“. Io non ho mai specificato nelle interviste la data, perché mi piace pensare di aver scelto delle dichiarazioni che sono eterne e che non devono essere contestualizzate. In alcuni casi, però, fa abbastanza strano sentire oggi alcune di quelle dichiarazioni. Oggi è cambiato tutto. È cambiato il modo di ascoltare la radio. Le case discografiche non ragionano più in termini di carriera, ma ragionano in termini di singoli. Io continuo a pensare che non esista un periodo dove tutto andava bene. L’unico mio rammarico è che il rock abbia perso la sua valenza in termini di impatto. I giovani oggi non ascoltano solo il rock, e questo è ovvio. La verità è che i grandi gruppi e i grandi nomi non hanno trovato eredi. Quando si riusciranno a individuare i nuovi Rolling Stones, Dylan o Springsteen allora, forse, anche la base del rock ‘n’ roll tornerà a stare meglio di come sta oggi».
Hai intervistato musicisti e cantanti famosissimi, italiani e internazionali. Qual è l’intervista più strana che tu abbia mai fatto?
«A Monaco di Baviera, durante la mia prima intervista con lui, Nick Cave mi vomitò addosso. Questa è, forse, in assoluto, l’esperienza più alla Tarantino di tutte quelle che avuto. Mi viene in mente anche quando ho intervistato Nico. Stiamo parlando di una leggenda, della donna che ha fatto innamorare tutti, della “regina dei ghiacci” che ha cantato nell’album forse più importante della storia del rock, quello con i Velvet Underground del 1967 prodotto da Andy Warhol. Per me, anche se ormai la bellezza era sfiorita perché la dipendenza aveva lasciato più di un segno, è stato davvero emozionante. La incontrai a Colonia. Ogni volta che le facevo una domanda lei mi rispondeva sempre: “Sorry?”. Io ero sempre più imbarazzato. Ero convinto di parlare un discreto inglese, ma evidentemente con lei non riuscivo a farmi capire. Quindi, con un po’ di fatica, faccio questa breve intervista, che in realtà è stata anche bella, in cui mi ha parlato anche di Jim Morrison, il suo grande amore. Alla fine dell’intervista, parlando altri giornalisti ho scoperto perché Nico non riusciva a capirmi subito: era sorda da un orecchio!».
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Co-Founder & Giornalista di Radio Checkpoint