Piove. Mi risuona in testa una canzone: “Mercurio Cromo” è il titolo.
Un attimo e la mia mente è già tornata indietro di anni.
2019, forse, più o meno.
In ritardo sui tempi, come in generale mi capita di esserlo sulla vita, una notte mi imbatto in “Nei tuoi bellissimi difetti”.
Canzone fino ad allora a me sconosciuta cantata da due fratelli, La Municipàl, altrettanto sconosciuti che non immaginavo potessero diventare compagni (poi non così immaginari) di tanti viaggi fuori e dentro di me.
L’ho odiata.
Come si odia, forse, ciò che siamo poi destinati ad amare senza ratio.
Ero sul divano di casa – una casa che non esiste più – in compagnia di un ragazzo, Christian, che esiste ancora eh, ma faceva parte di un noi embrionale che non hai mai davvero visto la luce.
Cliché.
Nulla di più ordinario al mondo di una ragazza (delusa?) che associa una canzone ascoltata mezza volta per caso alle vane promesse di un ragazzo che ha lasciato alla fine solo il tempo che ha trovato.
Ma tant’è e questo è bastato per odiare quella canzone che parlava di me seppur senza conoscermi.
Parlava dei miei segni sulla pelle – nei voglie, cicatrici – di noi “nudi sul divano” che non siamo mai arrivati “vivi al nuovo inverno”.
Così quella canzone l’ho presa e lasciata lì, non l’ho consumata (non ancora a quei tempi), non ci ho pianto sopra, non l’ho schernita per difesa. L’ho semplicemente fermata, come in una bolla fuori dallo spazio-tempo. Chi credevano di essere questi due sconosciuti per essere riusciti inconsapevolmente a guardarmi così dentro?
2020, il tempo è passato ma io non sono poi così cambiata.
Ancora notte, ancora un uomo, Raffaele, in uno dei nostri soliti incontri fugaci (ironico per una storia che di fugace non ha avuto alcun altro tratto) fa partire un disco.
Basta un attimo, una sola nota.
Loro, La Municipàl, inconfondibili.
Resto in silenzio, ascolto, senza pregiudizi questa volta li lascio entrare.
Il disco suona in loop, tutta la notte fino al mattino seguente. Porta con sé tutte le emozioni che sono riuscita a provare in quella storia, anche quelle che non sapevo ancora avrei vissuto.
Inizio ad ascoltarlo questo duo (che nel tempo ha cambiato forma ma mai essenza), a cercarlo, a frugare nella loro discografia, torno indietro, vado avanti. Come in un vecchio mercato vintage cerco quel pezzo che so diventerà uno dei preferiti in assoluto. Lo trovo (e no, non vi dirò qual è).
2021, il tempo continua a scorrere, il mondo fuori cambia, io sono sempre la stessa, ancora.
E ancora c’è Raffaele, “i pugni che si mescolano alle carezze” e ancora ci sono loro, Carmine ed Isabella (la formazione originale del La Municipàl – ndr) ad accompagnarmi in ogni viaggio che no, non avrei nè potuto nè dovuto fare (maledetto senno di poi).
“Quando crollerà il governo” diventa la colonna sonora delle mie ore in treno passate a guardare fuori dal finestrino paesaggi emozionali susseguirsi senza apparente logica (l’avrei trovata in seguito).
2021, sempre; trascorre lento il 2021, fa male il 2021.
Nel 2021 però arriva Michele, mi porta al concerto de La Municipàl, Michele. No di più, lo organizza lui.
In quel frangente sono felice, felice come una bambina. Dura poco ma ne sono grata. Prova ad insegnarmi qualcosa Michele, senza volerlo, senza presunzione; non lo capisco.
Nella mia testa e nelle mie cuffiette la discografia de La Municipàl continua a risuonare.
È l’anno di “Per resistere al tuo fianco”.
Ed io ci credo. Alla fine al “resistere” ci credo sempre e poi “mi sento sempre un cretino” come canta indovinate chi?
Loro non mi deludono.
Torna Raffaele, lui si che mi delude invece.
Piove. Mi risuona in testa una canzone: “Mercurio Cromo” è il titolo.
Un attimo e la mia mente è tornata al presente.
Di Elettra Conte