Porno, Papa Francesco ai seminaristi: “Anche suore e preti hanno il vizio online”

In un incontro con i giovani seminaristi, Papa Francesco ha avvertito sui rischi della pornografia digitale. «Un vizio», ha detto il Pontefice, «che tocca tanta gente, anche sacerdoti, seminaristi suore e anime consacrate». Una rivelazione forte, che Francesco ha usato per avvertire i giovani dei rischi che si corrono sul web. «Il diavolo entra da lì – ha proseguito il Papa – E non parlo soltanto della pornografia criminale come quella degli abusi dei bambini: questa è già degenerazione. Parlo della pornografia un po’ “normale”. Cari fratelli, state attenti».

 

«C’è un’altra cosa che voi conoscete bene: la pornografia digitale – ha detto ai seminaristi -. Non vi chiederò: “Alzi la mano chi ha avuto almeno un’esperienza di questo”. Ma ognuno di voi pensi se ha avuto l’esperienza o ha avuto la tentazione della pornografia digitale», ha detto il Pontefice nel suo intervento. «Il cuore puro, quello che riceve Gesù tutti i giorni, non può ricevere queste informazioni pornografiche, che oggi sono all’ordine del giorno. E se dal tuo telefonino tu puoi cancellare tutto questo, cancellalo», ha detto il Papa ai futuri sacerdoti. Il Pontefice ha poi definito la pornografia come «una cosa che indebolisce l’anima» e «il cuore sacerdotale».

È morto Amou Haji l’uomo più sporco del mondo: non si lavava dal 1954

È morto Amou Haji, l’uomo più sporco del mondo. Aveva 94 anni e non si lavava da quando ne aveva 20. Viveva in Iran, nella periferia del villaggio di Dejgah, in Iran, dormiva in una buca che si era scavato da solo, mangiava carne di porcospino e beveva acqua dalle pozzanghere.

C’è chi dice che aveva deciso di diventare un eremita per niente avvezzo alla beauty routine a causa di una delusione d’amore e chi racconta invece che l’arzillo vecchietto non si lavava per paura di ammalarsi.

Non accettava né cibo né acqua dagli abitanti del vicino villaggio, solo qualche sigaretta. Si radeva regolarmente la barba e sistema i capelli utilizzando il fuoco.

La notizia è stata pubblicata dal Guardian, citando l’agenzia di stampa IRNA, che ha precisato come l’anziano eremita non si lavava da quando aveva 20 anni, sostanzialmente dal lontano 1954.

Dopo la sua morte, il primato (comunque non ufficialmente riconosciuto dal Guinness World Records) potrebbe andare a un uomo indiano che sostiene di non lavarsi da oltre 30 anni. Nel 2009 l’Hindustan Times ha riferito che Kailash “Kalau” Singh, di un villaggio fuori dalla città santa di Varanasi, ha deciso di restare sporco per il resto della sua vita nel tentativo di far luce su “tutti i problemi che l’India deve affrontare”.

Francesco Totti restituisce le borse ad Ilary Blasi ma lei si tiene ancora i Rolex

Francesco Totti e Ilary Blasi andranno in tribunale.L’ennesimo tentativo dell’ex capitano di scongiurare una separazione giudiziale è fallito. Lui le ha restituito le borse griffate (ma le scarpe ancora no, come racconta il Corriere della Sera), ma lei non ha ceduto la collezione di Rolex, intenzionata più che mai ad andare in aula. Il gesto di Francesco Totti non basta per una tregua, Ilary Blasi vuole lo scontro.

I Rolex risultano ancora irreperibili. Al sicuro in un’altra cassetta di sicurezza, questo sì, ma ancora lontani dagli occhi e dal cuore (i suoi). Ilary non ha ricambiato la cortesia. Anzi. I rispettivi avvocati (Antonio Conte e Annamaria Bernardini de Pace per lui, Alessandro Simeone per lei), hanno provato per l’ultimissima volta a scongiurare la separazione giudiziale ma non c’è stato verso. L’ex Letterina sarebbe irremovibile: la conciliazione non le interessa, vuole andare in tribunale. E in caso se ne parla quindi nel 2023.

Nel frattempo il giudice civile davanti al quale è approdata la causa avrebbe fissato (o starebbe per farlo) una nuova udienza a stretto giro di posta. E in quella sede Francesco Totti conterebbe di vedere premiata la sua buona volontà, ottenendo la restituzione di ciò che gli appartiene (con scatole e garanzie), in cambio magari del rilascio anche delle scarpe di Ilary (e di altri accessori), si vedrà.

L’ultimo bacio e poi il suicidio: l’addio di due ragazzi gay

Il loro amore sarebbe stato duramente criticato ed ostacolato in un Paese omofobo come l’Armenia e così la sera del 20 ottobre una giovanissima coppia di omosessuali ha deciso di suicidarsi lanciandosi dal ponte Davtashen, a Yerevan. Prima però Tigran e Arsen hanno voluto pubblicare una foto di un loro bacio su Instagram con la didascalia “lieto fine. Le decisioni sulla condivisione delle foto e sui nostri prossimi passi sono state prese da entrambi”.

 

L’omosessualità in Armenia non è tutelata in alcun modo dallo Stato. La società discrimina fortemente i gay ed episodi simili a questo sono già accaduti in passato. Pink Armenia spiega che molti giovani hanno deciso di farla finita perché provano «sentimenti di colpa, paura, auto-colpevolizzazione e vergogna dovuti all’atteggiamento della società nei confronti del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere».

La lettera di Luca Valdiserri, il papà di Francesco: «Era un ragazzo puro, aveva la forza del sogno. Evitiamo che si ripetano tragedie simili»

«Francesco era un ragazzo puro». Non l’ho detto io, ma chi ha dato di lui questa definizione è arrivato al centro del cuore di Fra. Le poche volte che ho litigato con lui è perché io facevo il cinico quando lui difendeva sempre i più deboli, a partire dalle squadre di calcio più scarse che partecipavano al Mondiale. Per lui, il Togo poteva tranquillamente vincerli. Prima di Roma-Barcellona, la notte della «remuntada», il 10 aprile 2018, provò a convincermi che vincere 3-0 non era impossibile. Lui aveva la forza del sogno, io l’avevo perduta da tempo.

Difendeva le sue idee con una totale convinzione, con la tenacia che è solo dei ragazzi. A voi, amici di Fra, dico solo due cose: non perdete mai questa forza e, se bevete un bicchiere di troppo, non guidate. Non vi può salvare al 100%, lo abbiamo imparato nel più crudele dei modi. Se dovesse capitare qualcosa di terribile, però, non vivrete il resto della via con il rimorso di essere stati voi a provocarlo.

Volevo ringraziare tutti, a partire da chi mi ha assistito in quella notte terribile. È stato fatto il possibile per cercare di salvare Francesco e chi ha interagito con me è stato corretto e spesso empatico: i vigili urbani che erano sul posto, i dirigenti di Tor Vergata che ci hanno permesso di dargli l’ultimo salutoin una sistemazione rispettosa del dolore, chi gli ha concesso un posto dove riposare che lui, per gli strani giri della vita, aveva nel suo cuore di piccolo poeta/cantante dark.

Cercate Fra nell’aria, cercatelo nella musica, cercatelo dentro di voi nel ricordo che vi ha lasciato. Gli avete voluto bene, vi ha voluto bene. Non si offenderà nessuno se dirò che in cima alla lista del bene ci sono la mia meravigliosa figlia Daria e la mia straordinaria moglie Paola.

Insieme vogliamo tenere vivo il ricordo di Fra. Busserò a tante porte, so che molte sono già aperte e mi aspettano. Ci aspettano. Se anche uno solo tra i ragazzi che ci leggono non si metterà alla guida dopo aver bevuto, allora il nostro dolore sarà un po’ meno inutile. Se chi di dovere metterà in atto le misure possibili per evitare altre tragedie come la sua allora Fra non sarà morto invano. Francesco non era un cantante, era il pezzo di una band, gli Origami Smiles. Da soli siamo perduti, insieme forse possiamo farcela.

La lettera di Paolo Simoncelli: “Carissimo Sic, scrivo da Sepang. Mi manca l’aria”

Papà Simoncelli è a Sepang da giorni con la sua squadra di Moto3 ma non può fingere che sia un weekend come gli altri. Non il 23 ottobre, non su quel circuito. Con grande coraggio ha parlato del suo stato d’animo con una lettera alla Repubblica.

Cercare di raccontarvi Marco in poche parole è come chiedere a Reinhold Messner di scalare tutti i quattordici Ottomila, le montagne da ottomila metri del mondo, in un giorno solo. Vi scrivo da un circuito che si chiama SIC, che ironia della sorte, non porta questo nome così perché è stato dedicato a mio figlio ma perché è l’abbreviativo di Sepang International Circuit, da molti anni tappa fissa del motomondiale. Io vi scrivo proprio dalla Malesia perché, come i più appassionati sapranno, dal 2012 gestisco un team in Moto3. Per molti la Malesia è terra di sole e di mare, dove il clima umido sprigiona questo inconfondibile odore di vacanze. Per me è inconfondibile tanto quanto lo sono le emozioni che mi legano a questo posto, a questo circuito che tanto mi ha regalato e tanto tolto.

Il bello che mi ha dato questo circuito: correva l’anno 2008 e il 19 ottobre un ricciolone tagliava il traguardo e si laureava Campione del mondo nella classe 250. Il brutto è storia nota. Quest’anno il 23 ottobre cade di nuovo di domenica e la gara si disputa su questa stessa pista. La Sic58 squadra corse, così si chiama il nostro team, sfilerà come sempre, con orgoglio, con i colori che erano di Marco. Se sono ancora in questo mondo nonostante sia una faticaccia, tra le più belle per carità, è perché il suo ricordo sia più forte del tempo che passa. Se sono ancora qui dopo undici anni, nonostante tutte le difficoltà, è perché lui è vivo dentro di noi, che lo ricordiamo come meglio sappiamo fare: correndo.

 

 

 

Kevin Spacey è stato assolto dall’accusa di molestie sessuali: “Non ha violentato Anthony Rapp”

 

  1. Kevin Spacey non è responsabile: non ha molestato Anthony Rapp nel 1986. E’ il verdetto della giuria chiamata a pronunciarsi sulle accuse avanzate da Anthony Rapp, un altro attore che lo ha accusato di aver usato violenza nei suoi confronti quando aveva appena 14 anni.

Il verdetto della giuria mette fine a uno dei processi che più ha animato il movimento “Me Too”. Spacey ha accolto la decisione con sollievo e si è lanciato in un abbraccio dei suoi legali prima di lasciare l’aula. I giurati hanno impiegato meno di 90 minuti per decidere che Spacey non era responsabile delle molestie nonostante l’appello del legale di Rapp, Richard Steigman, a far pagare l’attore due volte premio Oscar per aver fatto delle avance al suo assistito quando aveva solo 14 anni dopo una festa.

Kevin Spacey era uno degli attori più ricercati di Hollywood quando è scoppiato lo scandalo delle molestie sulla scia delle accuse a Harvey Weinstein. Le accuse di Rapp nel 2017 avevano indotto Netflix a licenziarlo in tronco dalla serie House of Cards e la sua carriera si è bloccata.

In Canada si potrà ordinare la cannabis a casa con Uber Eats

Da pochi giorni la celebre piattaforma di rider per consegne a domicilio Uber Eats ha dato il via alla vendita di cannabis. Il progetto nasce da una collaborazione tra la piattaforma e lo shop online di marijuana Leafy, e le consegne saranno limitate al solo territorio di Toronto.

Ordinare cannabis a domicilio, dunque, sarà del tutto simile ad ordinare la propria pietanza preferita dal ristorante di turno, esattamente come si può fare anche nella maggior parte delle città italiane.

È la prima volta che le droghe leggere entrano in un piattaforma per ordini alimentari. Dal 2018 la cannabis in Canada è legale anche a scopo ricreativo, ora sarà solo più semplice procurarsela.

Insomma, per qualsiasi cittadino canadese che vive a Toronto sarà ora possibile riceve consegne di cannabis tramite Uber Eats, che tuttavia ha posto dei limiti importanti, al fine di non incentivare eccessivamente il mercato della marijuana. Innanzitutto, potrà essere ordinata solamente dai cittadini che abbiano compito 19 anni, i quali in fase di consegna della cannabis dovranno anche dimostrare la propria sobrietà al corriere.

Assoinfluencer, nasce il primo sindacato italiano per gli influencer

Nasce Assoinfluencer, il primo sindacato italiano che rappresenta influencer e content creator – dagli youtuber ai podcaster, dagli streamer agli instagrammer e fino ai cyberatleti. Un “esercito” di 350mila persone solo in Italia, per un valore di mercato di 280 milioni di euro.

La prima volta è successo a Google: all’inizio del 2021 un gruppo di 230 lavoratori ha deciso di mettersi insieme per chiedere all’azienda migliori condizioni di lavoro. Nell’aprile del 2022 a Staten Island, New York, Christian Smalls ha guidato i suoi ex colleghi alla nascita del primo sindacato di Amazon. E ora quel processo è arrivato anche in Italia.
Con la sua nascita, per la prima volta in Italia i creator vengono rappresentati da un’associazione sindacale, a testimonianza del crescente riconoscimento della loro professionalità e del loro ruolo nel mondo della comunicazione e del marketing. “Questo ambito della digital economy non solo non è ancora attenzionato da una legislazione specifica sia sul piano fiscale sia dei compensi, ma spesso vede i suoi attori scontare un quadro giuridico poco chiaro e trasparente, nella cui costruzione l’associazione mira a coinvolgerli”, spiega Jacopo Ierussi, founder e presidente di Assoinfluencer.
Tra gli scopi c’è anche quello di dare una rappresentanza comune a queste figure professionali davanti alle grandi piattaforme con cui operano. Al momento basta un click di troppo in un un ufficio in California per cambiare da un giorno all’altro la vita di chi lavora sul web.

Arrestato il rapper Niko Pandetta per droga: «Non fuggo più dalla Polizia, uscirò più forte di prima»

E’stato arrestato in queste ore a Milano il cantante Niko Pandetta, vero nome Vincenzo, trapper neomelodico di 31 anni, in seguito ad un’ordine di carcerazione per spaccio di droga ed evasione. L’artista, nei giorni scorsi, aveva pubblicizzato sui social network la notizia della sua condanna definitiva, in Cassazione, a quattro anni di reclusione per spaccio, scrivendo di essere “abituato agli spazi stretti” e alle “case piccole, alle celle”. Poi, però, si era sottratto al provvedimento di arresto.

Lo scorso 6 settembre, Pandetta aveva postato una foto sul suo profilo Instagram in divisa da Carabiniere con il commento «Maresciallo, non ci prendi». Nelle scorse settimane, poi, il rapper – noto anche per essere il nipote del boss Turi Cappello – ha scritto altri post sui suoi profili social: «Sono abituato agli spazi stretti, alle case piccole, alle celle, alla scena italiana.

Quando tornerò là mi porterò il vostro affetto. Da dentro vi darò nuova musica. Uscirò e mi vedrete più forte di prima», ha scritto Pandetta. «Sono cambiato ma pagherò il mio passato finché ci sarà da pagarlo. Non fuggo più né dalla polizia né dalle mie responsabilità».