I 60 anni di Jim Carrey

Nato a Newmarket, in Canada, il 17 gennaio 1962, è stato il primo attore comico a guadagnare 20 milioni di dollari per un film.

Già da bambino si esibisce in monologhi, tanto che anche a scuola gli insegnanti gli concedono ogni tanto del tempo per esibirsi in numeri di cabaret. Gli inizi però non sono semplici: trasferitosi a Los Angeles all’età di 17 anni, inizia a esibirsi nei club della città, catturando subito l’attenzione di alcuni addetti ai lavori. Non abbastanza però da essere preso al “Saturday Night Live“, dal quale viene scartato dopo un provino. Per tutti gli anni 80 e i primi 90 la sua carriera va così avanti tra qualche partecipazione televisiva e piccoli ruoli al cinema.

Dopo apparizioni in TV (mitica la sua apparizione nudo indossando solo un calzino) e film di serie B, esplode nel 1994 con Ace Ventura, The Mask e Scemo e più scemo: la sua comicità fisica, la sua capacità di modificare le sue espressioni facciali è straordinaria. Sembra però un attore piuttosto monotematico e destinato ad una gloria passeggera anche nelle pellicole successive (Batman Forever, Il rompiscatole), ma nel 1998 Peter Weir lo chiama per The Truman Show e il mondo scopre un grande attore, capace di sfumature di dolore e tristezza davvero notevoli. Sebbene ami spesso tornare alle sue parti leggere, sono altre tre le parti che ne confermano il talento, Man On The Moon (1999), The Majestic (2001) e soprattutto Se mi lasci, ti cancello (2004), forse la sua miglior interpretazione di sempre.

All’apice del successo però, succede qualcosa di inaspettato: l’attore cade in una profonda depressione e, diradando i suoi impegni cinematografici, si ritira temporaneamente a vita privata. Nel 2015, la sua ex fidanzata, la make-up artist irlandese Cathriona White, viene trovata morta a 28 anni per overdose di farmaci: è suicidio.

«Mi hai fatto finire in un mondo di cocaina, prostituzione, malessere, abusi» si legge in una lettera ritrovata, secondo il magazine «People» in un pc della giovane. «Hai fatto anche tante cose belle per me, e di quelle te ne sono grata — si legge in un altro passaggio della missiva che sarebbe stata scritta nel 2013, gettando altre ombre sul rapporto tormentato tra il divo e la make-up artist —. Ma da quando sono con te ho smesso di essere la persona che ero, Jim. Pensavo di aver conosciuto il dottor Jekyll, invece mi sono ritrovata con mister Hyde».

A 60 anni Jim Carrey non smette di sorprendere, con un eclettismo che gli permette di essere protagonista non solo al cinema. In 60 anni ha regalato al mondo tanti personaggi ed esistenze diverse, rimaste nella storia.

Tanti Auguri.

Spider-Man: No Way Home, i due Peter Parker più famosi si ritrovano in un cinema di Los Angeles

Dallo schermo alla realtà : i due celebri Peter Parker, Andrew Garfield e Tobey Maguire,  si ritrovano in un cinema di Los Angeles per vedere ” Spider-Man no way home”… Non possiamo che rimpiangere di non essere stati lì quel 17 dicembre, in quella fortunata sala!

Ancora non riesco a credere che sia successo. Mi sono intrufolato in un cinema alla prima serale e ho visto il film con il mio cappellino da baseball e la mascherina. Ero con Tobey, ci siamo intrufolati in un cinema e nessuno l’ha scoperto“, ha raccontato Garfield.

LE PAROLE DI ANDREW AD ENTRATEINMENT TONIGHT

Innanzitutto, io sono un fan. Quando Amy Pascal, Kevin Feige e John Watts mi hanno chiesto di incontrarmi per parlarmi di un’idea e me l’hanno raccontata, io ho reagito come un fan in mezzo al pubblico che vede per la prima volta sullo schermo un’inquadratura con insieme i tre Spider-Man di diversi universi. E così, la testa, la tua piccola testa, semplicemente esplode. Ecco, questa la cosa principale per spiegare come mi sono sentito“.

…E non dirlo a noi Peter!

SPIDER- MAN: NO WAY HOME

Cercheremo di non spoilerare nulla, Spider-Man: No way home si conferma come uno dei migliori film sull’Uomo Ragno di sempre! Soprattutto per i colpi di scena molto simili a quelli che siamo abituati a vedere nelle migliori pellicole dell’universo Marvel.
Non è la solita storia vista tante volte: qui vi servono un tris!
Un consiglio: restate fino alla fine dopo i titoli di coda…per un piacevole trailer sul Doctor Strange.
Buona visione!

 

Articolo di Federica Maria Russo

Intervista a Francesca Delogu, la giornalista più rock di sempre

Giornalista, musicista, curiosa, biondissima: Francesca Delogu è un’esplosione di passione, grinta e intraprendenza.

Direttrice di Cosmopolitan dal 2013 al 2021, da anni nel campo della comunicazione e dell’editoria, Francesca ha lavorato nelle redazioni italiane più prestigiose, tra cui Repubblica e Grazia. Una vita sempre con il piede sull’acceleratore, ma senza mai rinunciare alla sua più grande passione: la musica. Francesca suona il basso in una band, ama il rock e conosce a memoria tutti gli album dei Beatles.

Abbigliamento impeccabile, tacchi a spillo e basso in spalla: rompendo tutti gli stereotipi, Francesca riesce a coniugare perfettamente il suo lato rock a quello più glamour. Chiacchierare con lei significa scoprire sempre storie nuove, iniziando a guardare le cose da prospettive diverse, con la stessa curiosità dei bambini quando iniziano a esplorare il mondo per la prima volta.

Giornalista e musicista. Come fai a conciliare la passione per la musica con il lavoro?

«La musica è sempre stata parte di me. Ho anche pensato di fare la musicista, suonavo il pianoforte. Io sono cresciuta insieme alla musica, non posso pensarmi senza. Ho imparato prima a suonare e poi a scrivere. La musica è una cosa che infilo nella mia agenda: è parte di me.  Quando ho iniziato a suonare il basso mi sono resa conto che suonare mi aiuta molto anche con il mio lavoro. Il basso si suona in un gruppo e questa cosa ha influenzato anche il mio modo di lavorare: ascolto molto di più. La redazione è come un’orchestra, devi imparare a dirigere ma anche e soprattutto a lavorare insieme».

Qual è l’album o l’artista che ti ha fatto innamorare della musica?

«Quando penso alla musica mi ritrovo molto in quello che diceva Quincy Jones: “Non esistono generi musicali, esiste la musica bella o brutta”. Io e mio fratello abbiamo avuto un baby sitter che ci faceva ascoltare i dischi di vinile. Giocavamo sempre con la musica. Il nostro immaginario musicale è iniziato, quindi, molto presto. Ascoltavamo dischi tutto il tempo: Beatles, Led Zeppelin, Supertramp… Ascoltavamo soprattutto i dischi dei Beatles di metà anni ’60 in poi da “Revolver”.  A casa nostra ci sono sempre stati strumenti musicali: mio padre suonava il clarinetto e jazz, mia madre suonava la chitarra. Mio fratello anche è molto dotato: canta, suona più strumenti, scrive musica. Insomma, la musica è sempre stata parte della mia vita da sempre».

Tu ti occupi di moda da tantissimo tempo. Come mai hai scelto questo settore del giornalismo?

«In realtà io non ho mai scelto. Di tante cose che ho fatto ho sempre scelto di pancia, in base a quello che mi piaceva. Tuttora penso: “chissà cosa farò da grande!”. Ho iniziato a fare la giornalista un po’ casualmente. Mi è sempre piaciuto molto leggere, scrivere. La vita da giornalista inizia grazie a un bando di concorso in una scuola di giornalismo a Milano letto su un giornale. Invio la domanda e vengo presa. Da studentessa ho iniziato a collaborare con riviste femminili. Ho fatto di tutto, una grande gavetta. Il primo contratto l’ho avuto con Milano Finanza, dove mi occupavo di economia con focus su moda e lusso. Da lì, piano piano ho iniziato a farmi conoscere. Ho sempre seguito il flusso, la pancia. Alcune opportunità non le ho colte. E non me ne sono mai pentita. Ai giovani consiglio di metterci tanto impegno ma anche tanta leggerezza. Devi cercare di divertirti e di vivere ogni cosa come un’opportunità».

Se un ragazzo ti dicesse che ha una grande passione per un lavoro che però non gli garantisce nessun tipo di stabilità economica cosa gli diresti? Di seguire i suoi sogni o di essere più concreto?

«Gli direi di fare entrambe le cose. Seguire un solo sogno non è una cosa che mi convince. È, secondo me, un falso mito. Fin da piccoli abbiamo chi dice “fai una cosa e falla bene”, ma così ci infiliamo in una monorotaia. Bisogna seguire i propri sogni, senza mai abbandonare le strade più concrete. I sogni sono belli, ma devi avere anche senso pratico. Oggi ci vuole intraprendenza: bisogna buttarsi, essere curiosi e darsi da fare. Anche in cose che magari all’inizio non piacciono».

Simone de Beauvoir nella sua opera più famosa scrive che la donna ha scelto la via dell’immanenza, accontentandosi di essere il secondo sesso, subordinata all’uomo e invita le donne a intraprendere invece la via, quella della trascendenza, tentando di cambiare il mondo. Secondo te oggi le donne in che fase sono?

«In molti contesti c’è ancora tanto da fare, ma oggi ci sono molte opportunità per le donne. Forse la pandemia potrebbe dare un’opportunità alle donne per esprimersi, per far vedere che valgono tanto. Spesso le donne sono più brave perché sono molto più resistenti, hanno più senso della cura. Secondo me oggi le donne sono in un buon momento, ma devono fare rete e aiutarsi a vicenda. In Italia, ma anche all’estero, è difficile vedere donne in ruoli di potere. Lavorare nei team femminili è bellissimo, c’è una connessione unica e molto profonda».

In Italia ci sono poche donne direttrici di giornale. C’è difficoltà a riconoscere l’autorevolezza delle donne?

«Purtroppo, in molti casi ci sono dei meccanismi sedimentati da tempo e quindi diventa difficile per una donna farsi largo. Penso, però, che le cose cambieranno in futuro».

Tornando alla musica. ci sono artisti giovani che segui e che apprezzi particolarmente?

«Mi piace molto Joanne Tille artista giovane, fa musica indie, fusion. Canta, suona. L’ho incontrata per lavoro e mi è piaciuto molto il suo approccio alla musica. Tutto il genere trap faccio un po’ fatica ad apprezzarlo pienamente, ma cerco di non chiudermi: è un fenomeno e lo rispetto. Se questi artisti arrivano al cuore delle persone ci sarà un motivo. Anche i Maneskin mi piacciono molto: sono un gruppo molto unito, c’è una bella intesa nella band. Li ho anche conosciuti per lavoro. Dall’esterno Damiano sembra il membro dominante nel gruppo, in realtà sono molto affiatati e non c’è uno che domina sull’altro».

A proposito di Damiano dei Maneskin – ma anche di Achille Lauro e, molti anni prima, Renato Zero -, secondo te per un artista è più efficace il look oppure il testo di una canzone per trasmettere il proprio messaggio?

«È tutto collegato: il testo di una canzone e il look dell’artista sono come testa e corpo. Se non hai entrambe le cose non duri più di una stagione. Il look è una forma espressiva, non un travestimento.  Ziggy Stardust  non è un travestimento di Bowie, è il suo alter ego».

David Bowie diceva: “Il rock è sempre stata la musica del diavolo”. Secondo te il rock non piace più perché ha perso questo lato un po’ dannato e sregolato oppure ha semplicemente stancato?

«Il rock è figlio di un’epoca; è stato un genere straordinariamente innovativo a quel tempo. Anche chi suona rock oggi va a cercare dei riferimenti in quel periodo lì, cha parte dagli anni ’60-’70. Deve ancora nascere la nuova forma di rock che tiri dentro i giovani».

Hai mai pensato di sviluppare un progetto editoriale dedicato alla musica?

«Non ci ho mai pensato, ma magari potrebbe essere il mio prossimo step! Anche se un progetto solo editoriale non mi convince. Forse dovrebbe essere un prodotto multimediale e non solo editoriale. Ho solo paura che non riuscirei a essere obiettiva quando si parla di musica, dal momento che suono e che sono così dentro. In ogni caso, sarebbe sicuramente una sfida!».

 

DON’T LOOK UP: LA COMETA DI NETFLIX

“Don’t look up” è il film di Adam McKay, una vera star in tutti i sensi! Una pellicola che, visto il cast, destava già enormi aspettative! 

 

IL CAST 

Il cast stellare che riunisce un numero incredibile di premi Oscar:  Leonardo diCaprio, Jennifer Lawrence, Meryl Streep, Cate Blanchett, Timotheè Chalamet, Mark Rylance, Jonah Hill, Rob Morgan, Ariana Grande, kid Cudi, Ron Perlman, Kid Cudi, Tyler Peddy, Matthew Perry, Melanie Lynskey.

 

LA TRAMA

La studentessa di astronomia interpretata da Jennifer L. Scopre l’esistenza di una cometa. Il professore e scienziato interpretato da Leonardo D.C. calcola la traiettoria della stella, scoprendo che avrebbe colpito e distrutto  la terra in circa 6 mesi. I due si recano alla Casa Bianca dalla presidente donna (Meryl S.) che, spalleggiata dal figlio (Jonah Hill), sembra non interessarsi della notizia. Fallito anche il tentativo di portarlo in una rete TV  ( la presentatrice  Kate B.) dove la studentessa diventa lo zimbello del web , sembra non esserci speranza. Quando il presidente degli Stati Uniti resta coinvolto in uno scandalo hard e ripiega sulla notizia della cometa. Ma presto le idee degli scienziati si scontreranno con gli interessi della politica.

 

UNA SATIRA DELLA REALTÀ ATTUALE?

Satira, che vede anche una politica che sembra lucrare su un problema più grande di noi, come la  gigantesca cometa che si dirige sulla Terra. Sembrerebbe un enorme metafora della realtà attuale, di un mondo colpito dalla pandemia  di Covid-19. Dove molti lo annunciavano, ma nonostante le prove tangenti, continua ad esserci miscredenza. Ma sembrerebbe  anche  una  battaglia sui possibili rischi del cambiamento climatico. Un film che spaventa sugli avvenimenti futuri, ma apre gli occhi sui comportamenti da evitare. Un film che descrive  un mondo dove è facile passare da zimbelli a salvatori con un clic. Un film, che descrive l’egoismo e la superficialità davanti ai problemi reali, ma che non cade nel nichilismo: c’è sempre chi denuncia e invita a “guardare “.

 

Buona visione 

Da RadiocheckPoint

 

Articolo scritto da Federica Maria Russo

La moda piange Virgil Abloh

Virgil Abloh: il mondo piange la prematura scomparsa del direttore artistico di Louis Vuitton e creatore dell’azienda di moda Off White. Il giovane e talentuoso designer pare avesse un male che non è riuscito a sconfiggere: un angiosarcoma, neoplasia del cuore.

IL SALUTO A VIRGIL

Viene da tutto il mondo della moda, e non solo:

Il marchio Louis Vuitton che dopo poche ore dall’annuncio della morte ha pubblicato un bellissimo video di cordoglio che ritrae un giovane bambino di colore che corre per giungere alla fine su una mongolfiera. Un incredibile metafora della sua vita creativa.

Le parole del marchio: “Virgil was here” che aprono un bel saluto di cordoglio. In onore dell’ ultima sfilata di Virgin.

Kim Kardashian ex moglie del rapper Kenye West, grande amico del direttore artistico.

Lo saluta con delle immagini insieme con un lungo post. Mentre Kenye ha preferito il silenzio e un immagine nera. Anche la modella Kendall Jenner lo ricorda con un immagine di una loro conversazione affettuosa.

Ma l’intero mondo si è stretto nel saluto. Anche in Italia Fedez ha voluto ricordarlo indossando per la presentazione della serie TV sulla sua famiglia un abito firmato Off White.

LA CARRIERA

Dal 2018 era direttore artistico di Louis Vuitton, nonché creatore del marchio off White (di cui aveva il 40 per cento).

Laureato in ingegneria civile l’Università del Wisconsin dove incontrò Kenye West ha poi conseguito un master in architettura.

È stato curatore artistico di un album di Jay-Z e West “Watch the Throne” che gli regalò una candidatura ai Grammy 2011.

È stato nominato dalla rivista Time tra le 100 personalità più influenti al mondo!

UN GENIO CREATIVO

Virgin lascia sua moglie Shannon Abloh e le due bambine.

Gli eroi di un tempo, erano interessati a lasciare una traccia nel mondo della loro grandezza più che vivere fino alla vecchiaia. Anzi, per un guerriero era importante non finire la vita da anziano senza aver combattuto le grandi battaglie.

Oggi questi principi sembrano andare sfumando. Virgil ricorda un guerriero valoroso che ha lasciato tracce colorate e luminose del suo cammino su questa terra. Sicuramente ha lasciato un segno indelebile nel mondo della moda

Ciao Virgil!

Radio Chekpoint ti augura buon viaggio.

 

Articolo scritto da Federica Maria Russo.

Chiara Ferragni a sostegno delle donne!

La fashion blogger e imprenditrice digitale Chiara Ferragni scende a sostegno delle donne con un incredibile affermazione veritiera: “Questo è il momento di cambiare”. Lei e il marito Fedez sono molto presenti sui diritti dei più svariati e non hanno mai mancato di dire la loro.

LIBERTÀ ECONOMICA PER LE DONNE

Chiara ha affermato che se una donna non è libera economicamente non riuscirà a emanciparsi dal proprio carnefice . Affermazioni riportate da FanPage, e sulla nostra pagina Instagram. «Voi non avete idea delle centinaia di ragazze che mi hanno scritto raccontando di non avere mai avuto il coraggio di denunciare uno stupro perché avevano paura della reazione degli altri, o perché si sentivano in colpa dato che avevano una gonna corta, avevano bevuto o erano tornate a casa troppo tardi». Quella detto dall’imprenditrice è una verità incontestabile, molte donne subiscono violenza ma non hanno il coraggio di denunciare, sia per paura che per problemi economici.

LE AFFERMAZIONI: UNA SOCIETÀ ANCORA PATRIARCALE

“La nostra società è ancora maschilista e patriarcale e le donne vengono giudicate in maniera differente”. Chiara, infatti, già nel suo film documentario su Amazon prime “unposted” aveva sottolineato quanto sia stato difficile per una donna affermarsi in un modo che vede ancora gli uomini come dominanti in molti settori, soprattutto quello della moda.

L’INIZIATIVA CON PANTENE

L’imprenditrice e il famoso marchio Pantene collaborano da tempo.

Ma c’è di più: con l’ iniziativa “forti insieme” dal 20 settembre sostengono il mondo delle start up femminili. In palio per l’idea Pink migliore c’è un bel premio: 75 mila euro!

CHIARA E FEDEZ COME ESEMPIO ITALIANO

Di come un’imprenditrice digitale e un rapper possono fare tanto anche a livello politico e culturale. I due non hanno mai mancato di dare voce sia alle vittime di violenza sia a persone che soffrono in genere. Sono la prova di come usare bene il successo e la notorietà. Chiara conta oltre 24 milioni di follower. È una voce di fama mondiale. Anche durante la quarantena di Covid-19 hanno raccolto le testimonianze di chi soffriva. Anche di chi era costretto a star in casa con persone sbagliate.

I due ci rendono sicuramente fieri di essere italiani portando nel mondo un buon esempio di convivenza di un mondo ormai volto al digitale, e il vecchio con i suoi ancora problemi “primitivi”.

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Articolo scritto da Federica Maria Russo.

“Strappare lungo i bordi”: una piccola analisi!

Strappare lungo i bordi” è una serie animata Netflix, scritta e diretta nel 2021 da Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech. Il protagonista, Zerocalcare, racconta le contraddizioni, la vita e il desiderio di trovare il proprio posto nel mondo attraverso un evento che cambierà per sempre la sua vita: il suicidio della sua amica, quasi fidanzata, Alice. Benché la serie tratti argomenti particolarmente complessi e delicati, essa ha il grande pregio della leggerezza, che la rende profonda e godibilissima.

Spoiler Alert!!!

La trama, la narrazione e i monologhi di Zero sono semplici e lineari, ma esplodono al contempo nella loro complessità. Tutto parte da un viaggio in compagnia di Sarah e Secco, i migliori amici del nostro protagonista, ripercorrendo tutta la sua vita e quei bordi che ha smesso di “ritagliare” in nome di quella paura sfrenata e irrazionale per il cambiamento, quell’ineluttabile inerzia, a cui tutti a torto o a ragione spesso ci assoggettiamo e che ci fa sentire il peso del mondo. La metafora dei bordi fa riferimento al desiderio di ritagliare la nostra vita così come vorremmo che fosse, anzi così come noi crediamo che sarà, illudendoci che la vita degli altri sia “ritagliata” meglio della nostra. Il viaggio di Zero, scandito ritmicamente dai suoi monologhi e dai suoi dialoghi con la sua coscienza – impersonata da un armadillo antropomorfo -, è interiore, introspettivo. Nel corso del viaggio Zero tenta di distrarsi: non vuole pensare ai motivi per cui si è messo in viaggio per Biella e nell’atto quasi ossessivo di farlo ripensa ad Alice e a quanto avesse condiviso con lei. Si delinea un viaggio dentro e fuori di sé, nel corso del quale Zero capisce che non può cercare fuori quello che gli manca dentro.

La meta culmina con il funerale di Alice, una morte certamente ma anche una rinascita per Zero. Alice infatti dice al protagonista che nella vita ci vuole un po’ di speranza ed questa ciò che alla fine Zero forse riesce a trovare attraverso una “tregua” con l’armadillo e naturalmente grazie a un’intervento di Sarah, la quale gli ricorda che è solo un “filo d’erba”. “Strappare lungo i bordi” denuncia quanto complicato sia vivere per le generazioni più giovani, in un mondo sempre più performante, sovrastante e denso di contraddizioni. Non c’è malinconia nei ricordi di Zero, piuttosto c’è la consapevolezza di quei bordi “strappati male”. La narrazione si svolge quasi come un flusso di coscienza con sfaccettature di realtà, che costituiscono il punto di partenza di tutte le macchinazioni immaginarie di Zero.

La serie vuole porre un accento su quanto questa società a volte ci faccia sentire inadeguati nel non essere autonomi e competitivi, fatto che può avere un esito nefasto come nel caso di Alice. Insomma “Strappare lungo i bordi” ha saputo raccontare una generazione, anzi più di una generazione: essa è un manifesto intergenerazionale. 

“Strappare lungo i bordi” racconta tutto l’invisibile, tutto quello che muove l’agire umano senza che noi ne abbiamo pienamente coscienza, come la relazione fra Zero e Alice; quelle ragioni intime e insondabili dall’esterno come suggerisce Sarah alla fine. Tuttavia Zero comprende che non deve ritagliare i bordi, piuttosto è tempo di iniziare a “tratteggiarli”, cioè prendere delle decisioni e accettare il cambiamento come parte della vita, il carico delle cicatrici, “una medaglia che nessuno ti può portare via”.

Tutte le vicende e i dialoghi sono doppiati in romanesco e la forza e l’immediatezza del dialetto bucano letteralmente ogni barriera linguistica, tanto che anche chi non abita a Roma, è in grado perfettamente di comprende il significato e le sfumature dei testi. Inoltre la serie si avvale di elementi della cultura pop per proporre all’aspettatore complessi temi di filosofia, configurando un complessa rete di simboli, fatta di citazioni non sempre riconoscibili o intuibili da chi guarda, ma che giungono immediati e suggestivi. Inoltre proprio alla fine delle vicende, quando Zero scorge un po’ di speranza nel mondo, ogni personaggio riacquista la sua voce, perché prima del finale ogni personaggio parlava con le voce del protagonista, appunto attraverso un unico punto di vista colluso con la sua idea pessimistica del mondo e di sé.

La storia Zero è il racconto di tutti noi, di tutte le nostre non-scelte e di quanto la vita per fortuna abbia ancora tanto da insegnarci.

 

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GLI E-SPORTS: OLIMPIADI DI PARIGI 2024?

Gli e-sports stanno vivendo un momento magico che dura ormai da anni, con il settore arrivato a 175 miliardi di dollari di ricavi nel 2020 e con prospettive di crescita ancora enormi.
E adesso tutto il movimento vuole diventare adulto prendendosi il suo spazio nella più grande manifestazione sportiva: l’Olimpiade.

Il gaming è un fenomeno in crescita esponenziale già da tempo, ma che negli ultimi due anni ha subito un’accelerazione impressionante spinta soprattutto dalla pandemia, che ha portato ad un significativo incremento sia di pubblico che di giocatori.
Lo stare a casa tanto tempo ha portato i consumatori ad esplorare nuove forme di intrattenimento e tra queste, per ragioni strutturali (moltissime famiglie possiedono tv che possono collegarsi ad internet, e la possibilità economica di un settore che fa investimenti sempre più grossi) e del momento, è emersa quella del gaming: competitivo, avvincente, veloce.

Il salto di qualità compiuto negli ultimi tempi è stato quello di iniziare ad appassionare anche il pubblico che non gioca e a cui non piace giocare, che però apprezza l’adrenalina del guardare una gara di auto da corsa o uno sparatutto fantasy.
Proprio la violenza è un tema centrale nel dibattito sugli e-sports. Prima di tutto non si è ancora deciso se i videogiochi potenzialmente violenti possano essere definiti e-sports, e due sono le tesi che si contrastano: la prima è che gli sparatutto non rappresentano nessuno sport vero e proprio, ma allo stesso modo sia gli investitori che le case di produzione non vorrebbero tenere fuori da questa partita una categoria di videogiochi amata da un pubblico sconfinato e che assicura un ritorno economico estremamente rilevante.
Adesso, il prossimo obiettivo è la consacrazione mondiale che passa inevitabilmente dalle Olimpiadi di Parigi 2024 e quelle di Los Angeles 2028. 

Come da normativa il comitato olimpico del paese che organizza le olimpiadi ha la facoltà, ogni edizione, di proporre fino a quattro nuove discipline e la Francia ha scelto il surf, il climbing, lo skateboard e la breakdance. Ma gli e-sports dovrebbero esserci lo stesso, in veste di “esibizione dimostrativa” in ambito olimpico. Un risultato che sarebbe già enorme.

Il movimento del gaming in Francia è forte e strutturato, e può permettersi di pensare in grande in chiave olimpica. Anche gli investimenti nel settore in Francia sono elevati e questo garantisce per forza di cose un punto in più nella corsa alla manifestazione.

Ormai il CIO (Comitato Olimpico Internazionale), alle prese con un momento storico complesso per l’organizzazione e che sta cercando nuovi spazi commerciali e di sviluppo, inizia a guardare con molta serietà ad un mondo variegato e complesso, che però, al netto delle tante storture, assicura sviluppo tecnologico, digitale ed informatico, attrazione di investimenti e centinaia di milioni di appassionati in tutto il mondo.

Restate collegati su Radio Checkpoint.

Articolo scritto da Antonio Di Palo

LOOK DEI MANESKIN: PILLON ALL’ATTACCO!

Il conservatore cattolico Simone Pillon, senatore della Lega, attacca aspramente il look dei Maneskin agli MTV Ema (dove ricordiamo che hanno riportato una brillante vittoria). A quanto pare il look non è stato gradito, e le critiche sono state dirette.

Le parole del senatore su un post di Facebook:Tra un po’ arriveremo al reggiseno da uomo“, come potrete vedere dal nostro post Instagram.

Sembra riferirsi al look di Damiano. Il cantate della rock band del momento, ha tenuto a rispondere all’attacco di Pillon al suo look. Con un ironico post su Instagram, ribatte: Thank you guysss we’re making history P.S hai ragione Simo, la prossima volta completo e papillon” aggiungendo un emoticon con il cuore”.

Infatti Pillon aveva detto che si sarebbe aspettato sul palco  “in smoking i maschietti e in abito da sera la signorina “

Il senatore, non proprio un sostenitore dei diritti matrimoniali degli omosessuali , non sembra aver ben digerito il discorso di rammarico fatto alla vittoria riportata agli MTV Ema per la mancata approvazione al ddl Zan (ricordato da radiochack point nel nostro precedente articolo sui Maneskin) .

SOLIDARIETÀ PER POVIA

Pillon decide di schierarsi a protezione del look di Povia del 2007: “Ricordo il massacro cui fu sottoposto Povia solo per aver osato partecipare al Family day del 2007 difendendo la famiglia naturale. È facile andare secondo la corrente del politicamente corr(o)tto” aggiungendo, come se non c’è ne fosse  abbastanza, un’ennesima nota di rammarico “Da giovani che si dicono alternativi“ si sarebbe aspettato altro!

IL LOOK È PIACIUTO?

Sicuramente il look della band agli Ema ha lasciato parlare di sé. C’è chi li ha ironicamente paragonati ai cugini di campagna, critica al look dell’ intera band . Ma in molti sotto il post Instagram di Damiano si sono schierati in favore della band contro le critiche del senatore a cui un membro della band, Thomas, ha risolto con un ironico “Lol”.

AI MANESKIN CI HA PENSATO GUCCI

Il noto brand di moda italiano Gucci ha provveduto alla discussa mise di scena dei Maneskin. Dai colori oro e nero, dai capi lucidi a quelli in pelle , come lo slip di Damiano. Predominante il motivo a scacchi. Il brand ha tenuto a mettere in risalto il colore oro fortificato da un nero alquanto aggressivo. Damiano indossava una camicia trasparente annodata che lasciava poco spazio all’immaginazione. Ma forse ciò che ha destato più reazioni sono stati proprio motivi a scacchi. La scelta pare non essere casuale, ricaduta volutamente su un brand italiano.

Approviamo la scelta?

Sicuramente un look che lascia parlare di sé, nel bene o nel male, lascia il segno.

Restate aggiornati su Radio Checkpoint.

Articolo scritto Federica Maria Russo

GUFO IN ARRIVO: HARRY POTTER E LA PIETRA FILOSOFALE AL CINEMA!

Amanti del mago più famoso del mondo, buone notizie: la scuola di magie e stregonerie di Hogwarts dal 16 Novembre riapre i battenti con un revival del primo film della saga di Harry per festeggiare il compleanno di “Harry Potter e la pietra filosofale”!

Ci riporta alla memoria il giorno in cui, sognatori di tutto il mondo della saga di J .K. Rollwing, si ritrovarono a vedere, per la prima volta, quello che sarebbe stato il primo una lunga serie di film (per oltre 10 anni).

UN TUFFO NEL PASSATO
La trama del film, non è certo un mistero, secondo alcune ricerche sarebbe tratto dai libri più letti
al mondo, dopo la Bibbia.
Ma diamone una rispolverata per vedere insieme qualche curiosità.

Inizia tutto con Harry bambino tra le braccia di Silente (preside di Hogwards) che lo lascerà, dopo l’uccisione dei suoi genitori da parte di Voldemort, davanti alla porta dei terribili zii da parte di madre: Petunia e Vernon.
Come sappiamo non era a conoscenza di essere un mago, fino a quando non fa irruzione in casa il grosso mezzo gigante, anche lui per parte di madre, Hagrid (Robin Williams tentó di avere invano la parte) che lo trascinerà nel mondo dei maghi.

ALCUNE CURIOSITÀ DELLA TRAMA
La stazione di King Cross da cui partono i treni Hogwards dove si trova il famoso binario nove e trequarti, era stato inserito dalla scrittrice perché i suoi genitori si conobbero per la prima volta in questa nota stazione della città di Londra. Gli incantesimi sono tutti in latino: ricordiamo i celebri in Harry potter e la Pietra filosofale: “Windardium leviosa”, le maledizioni senza perdono: “imperium”, “cruciatus” scelta dalla scrittrice perché studiosa delle lettere antiche. Sapete perché Voldemort, il mago più cattivo al mondo  è cattivo? Perché nato a causa di un filtro d’ amore , rifilato dalla madre al padre frutto , quindi, dell’inganno. Secondo quanto reso noto dalla Rowling, Silente sarebbe omosessuale. E lo specchio delle brame, dove Harry cercò di rifugiarsi? Anche la scrittrice era amante delle favole. L’incantesimo patronum si intravede già nel primo film, é un modo per cacciare via i pensieri negativi , gli attacchi di panico di cui la scrittrice soffriva.

GLI INEDITI SUL FILM
“Ero l’uomo perfetto per realizzare Harry Potter“, “Ricordo di essere salito in macchina e aver guidato lungo Mulholland Drive arrabbiatissimo“. Le parole di Terry Gilliam quando fu scartato insieme ad altri come M.Night Shyamalan, per poi finire nelle mani di Chris Columbus.

Harry Potter, interpretato da Daniel Radcliffe, protagonista assoluto della storia , è stato paradossalmente l’ ultimo scelto a causa della reticenza della sua famiglia.
L’ attore avrebbe dovuto indossare le lenti a contatto verdi, ma non ci riuscì.

Hermione, interpretata dalla meravigliosa Emma Watson, doveva avere inizialmente un dettaglio
poco estetico: i denti sporgenti!

E vogliamo parlare di Ron? Rupet Grint fece un buffo provino dove, vestito da donna, disse reppando quanto avrebbe voluto fare la parte. Nei libri è presente il porte-guest Peeves, ma nel film la scena fu tagliata.

E lo avete riconosciuto? Warwick Davis ha un doppio ruolo nel film: recita sia la parte del piccolo professor Flitwick che quella del dirigente della banca dei maghi Gringotts. Alla scrittrice in persona fu offerto di apparire nello specchio delle Emarb, nella parte di Lily Potter, ma si sentii emotivamente troppo coinvolta.

J.K.ROWLlING ESEMPIO PER IL MONDO

La scrittrice Joanne Rowling scelse lo pseudonimo perché temeva che un’autrice donna avrebbe venduto meno copie. È un esempio di come nella vita tutto può cambiare : licenziata, divorziata con già dei figli a carico, decide di continuare quella storiella iniziata per caso in un treno, ignara di stare scrivendo la storia della sua vita futura. Divenuta presto l’autrice più amata al mondo, creatrice di un mondo parallelo che lo stesso Umberto Eco definì quasi pericoloso, dove ci si vorrebbe rifugiare. Un mondo così simile al nostro, con le stesse imperfezioni, con la sola differenza di essere magico, unico.
Ma, riportano una frase di Silente del film “non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere veramente“.

Harry Potter usciva nelle sale nel lontano 16 Novembre 2001.
Oggi “la storia si ripete”!
Buona visione e restare aggiornati su Radio Checkpoint!

Articolo scritto da Federica Maria Russo