ANDREA ROCK: L’ANIMA IRISH E PUNK DEL ROCK ITALIANO
Andrea Toselli, alias di Andrea Rock, è uno speaker radiofonico, attualmente presso Virgin Radio, musicista, compositore, cantante e attivista. Certamente Andrea non è solo una delle figure più famose nella scena rock italiana, ma è anche famoso per le sue collaborazioni umanitarie, come con Amnesty International, avviando molti progetti per il bene del prossimo. Andrea si racconta su Radio Checkpoint in diretta Instagram
Andrea si contraddistingue per delle sonorità autentiche e decise, che mostrano la linea precisa che intende tracciare con il suo progetto musicale, dall’anima eclettica e decisamente irlandese!
Ti occupi di tantissime attività, tutte legate da un filo rosso ben preciso: la musica! Quando hai capito che la musica sarebbe diventata il tuo lavoro?
Ho capito che sarebbe stata la mia passione più grande molto presto. La musica è un linguaggio per rapportarmi con il mondo. Ho capito che proprio questo sarebbe stato il linguaggio che avrei sempre usato, per raccontare la mia vita e analizzare la società che ho interno. Avevo 14/15 anni, quando il punk-rock è arrivato nella mia vita, e ancora oggi sento di arricchirmi tanto con la musica che ascolto di tutti gli artisti che seguo e con quella che ovviamente compongo.
A proposito di società ti sei spesso definito un “artista sociale”. Sei molto impegnato con associazioni benefiche infatti. Collabori con Amnesty International giusto?
Sì! Sono un attivista di Amnesty International dal 2017 ed è stata una scelta quasi obbligata, perché sono entrato in contatto con loro molti anni prima, prestando la mia disponibilità per alcuni dei loro eventi. Da allora mi sono sempre interessato alle loro cause, quindi è stata da questo punto di vista una scelta decisamente obbligata, cioè spontanea e automatica! Collaboro con il Gruppo Centro di Milano e cerco di occuparmi della parte a me più consona: la comunicazione, cercando di coinvolgere più persone possibili in quelle che sono le tematiche dei diritti umani. Questo ha influenzato uno dei miei progetti musicali, gli Andead. Con gli Andead parli di queste tematiche in modo crudo, diretto e sincero, in chiave Punk-rock. Senza compromessi! Uno dei temi principali dei nostri testi è lo Human Right Defender, un tema che dà anche un po’ fastidio ad alcune personalità. Ma d’altronde noi non vogliamo assecondare nessuno! Abbiamo avviato anche una raccolta fondi per il Policlinico di Milano durante la pandemia. Il nostro bassista è cardiologo e ci ha segnalato questa struttura, che in periodo pandemico richiedeva un maggior supporto. Lo facciamo con il cuore.
Rispetto agli artisti impegnati politicamente, cosa ne pensi del discorso di Fedez?
Credo che abbia fatto molto bene! Molti artisti si “siedono” dinanzi a tante esigenza di sistema e lui addirittura ha menzionato nomi e cognomi, cosa non affatto facile. Ha utilizzato al meglio uno spazio pubblico. Sarà oggetto di critica da molte persone lui nel frattempo è maturato tantissimo come artista. Io – al suo posto – forse avrei cercato di non menzionare nomi e cognomi. D’altronde era chiaro che si trattasse di una determinata fazione politica. In ogni caso avrei cercato di svegliare delle coscienze. Lui ha comunque una grande responsabilità, perché ci sono tante persone che lo ascoltano. Credo che lui sia mossa da una volontà sincera di svegliare gli animi. Semmai volesse una mano per il suo progetto può contare su di me!
Adesso facciamo un passo indietro. Dai tuoi brani emerge tantissimo il tuo legame con la cultura irlandese. Come ti sei avvicinato a questa cultura e come ha influito sulla tua musica?
La passione per la cultura irlandese è arrivata dopo la mia prima visita in Irlanda, quando avevo 14 anni in concomitanza con la mia scoperta del punk-rock. Conobbi lì un gruppo di ragazzi che aveva una band punk: da qui mi sono consacrato al genere musicale e alla cultura irlandese. Quando sono tornato, volevo saperne di più di questo paese. Ho iniziato con la musica, poi l’arte, la storia, la geopolitica e infine la letteratura. Il mio prossimo disco, che andrò a pubblicare come solista – progetto chiamato Andrea Rock & the Rebel Poets – sarà maggiormente dedicato all’Irlanda. Già nel 2015 ne pubblicai uno, intitolato Hibernophile. Il nuovo disco sarà ancora più focalizzato sull’Irlanda, principalmente sulla sua storia. Sarà un disco, sicuramente trasporterà l’ascoltatore anche più disimpegnato. Chi vorrà approfondire, come te appunto, ci saranno tanti spunti di riflessione. Cerchiamo di inserirci nella cultura musicale delle “Rebel Songs”, canzoni legate a quella che in Italia chiameremo “Resistenza”, ossia la famosa Rising Easter Irlandese. Sarà un attualizzazione di quel mondo autorale. Il nostro primo brano si intitola “Folk Punk Anthem”.
Puoi raccontarci una giornata-tipo in Virgin Radio?
Noi speaker andiamo lì in occasione delle nostre dirette, soprattutto durante il periodo pandemico per non creare assembramenti. La mia giornata inizia una serie di ricerche molto intense, per aggiornarmi sulle notizie più importanti e sugli spunti e le riflessioni, che porterò durante la trasmissione di Virgin Generation. Parallelamente ho aperto anche un canale Twitch, in cui posso parlare di tutto quello, di cui non posso parlare in radio per ovvie ragioni editoriali. In ogni caso la mia giornata è scandita da ciò che andrò a comunicare.
Parlando della musica come linguaggio universale, dopo il Covid-19 come essa si reinventerà?
Credo che la musica si stia già reinventando, soprattutto per quelli come me e te che si occupano di comunicazione. Non avremmo mai immaginato di fare delle dirette su Instagram o su Twitch, insomma ora c’è l’esigenza di altri spazi di espressione, che di fatto stiamo già utilizzando. Quindi questo ha modificato lo stato attuale del mondo musicale. Dopo la pandemia – sul palco – sicuramente sarà una vera e propria esplosione emozionale.
Sei anche molto appassionato di libri e fumetti giusto?
Il fumetto per me è stato il primo codice, con cui ho interagito con il mondo. La chiave di lettura, che ho del fumetto, è il supereroe con super problemi. Quindi ancora oggi consumo fumetti, perché mi rispecchio in questi racconti. Non solo è un modo per riallacciarmi alla mia gioventù, ma è una maniera per comprendere il mondo odierno in una prospettiva più strutturata. Sui costumi dei supereroi ci sono quelle gigantesche sfumature di colore, che possono insegnarci ad relazionarci con il prossimo, soprattutto negli ultimi vent’anni.
Volgendo ora al termine della nostra chiacchiera, quali sono i tuoi progetti futuri?
Nel febbraio del 2020 abbiamo pubblicato un EP intitolato “Old but Gold”, a metà! Abbiamo in serbo molte collaborazioni importanti! Ci vorrà ancora un po’ di tempo. Sicuramente arriverà qualcosa nel Marzo del 2022. Abbiamo insomma tante cosa nel cassetto. Per tutti gli amici di Radio Checkpoint grazie! Grazie per questo spazio che mi avete offerto. Oggi non è facile trovare spazio sul web per tutte le realtà emergenti, quindi grazie!
Intervista realizzata 04/05/2020
Sono laureato in Psicologia e mi piace ascoltare le persone. Ho una grande passione per la scrittura e la musica. Studio e suono il basso elettrico da molti anni e mi interesso di arte, scienza e libri. Voglio ascoltare gli artisti, la loro arte e soprattutto la loro storia.